Elezioni regionali, Renzi tira la volata al Giani bis. Il governatore: “M5s? Sacrifici e passi in avanti”

Firenze, 31 luglio 2025 – Nei piatti penne o tortellini al sugo, rosso pomodoro, e bicchieri di vino, sempre rosso. È la festa de L’Unità di Reggello. Al tavolo sul palco, dietro una bandiera del Pd scossa dal vento, Matteo Renzi e Eugenio Giani insieme, come ai vecchi tempi. Eppure dalla stagione del renzismo è cambiato il mondo, governi, segreterie. Il Nazareno ha cambiato pelle e visione, da quando Elly Schlein ha sbancato il botteghino delle primarie. L’ex premier nel frattempo dopo la stagione della ‘rottamazione’, dei mille giorni a Palazzo Chigi, dello strappo con il Partito Democratico, della fondazione di un partito tutto suo (Italia Viva), del (fu) Terzo Polo con Calenda, è tornato a bazzicare i luoghi del cuore dei dem in estate. A due mesi e mezzo dalle elezioni regionali - sempre che Eugenio Giani proceda a indirle nei giorni a cavallo di Ferragosto -, quale occasione migliore di un vis-à-vis col governatore uscente (e aspirante) della Toscana, alla Festa de L’Unità di Reggello, in un incontro moderato dalla capocronista responsabile della redazione di Firenze Erika Pontini. Anche perché dal 2020 la Regione è governata da una maggioranza espressa da Pd e Italia Viva. Naturale quindi, dopo un solo mandato, proseguire il lavoro (ri)partendo dal medesimo asse, dicono i renziani. Peccato che da sinistra si fanno sempre più forti le pressioni per invertire gli ordini di forza. Il termine di ingaggio infatti del potenziale campo largo per Avs, è anteporre la «discontinuità» che può essere impressa solo da un Pd a trazione schleiniana, con i 5Stelle e la stessa Avs a seguire. Soltanto l’esito delle elezioni determinerà, con pesature e percentuali, però il rapporto di forza interna alla potenziale giunta bis di Giani (Tomasi e centrodestra permettendo).

Giani, del resto, gioca in casa a Reggello. Con scioltezza le tappe del suo ultimo anno di giunta, i provvedimenti e le leggi, sono venute da sé. Fine vita, Toscana diffusa, grandi opere. "Sono il candidato naturale - le parole del presidente -. Potrei fare anche a meno del Movimento 5 Stelle ma io guardo in prospettiva, al futuro serve un lavoro di squadra di tutto il centrosinistra allargato”. Bene presidente, ma quando si vota? “Il 12 ottobre”. Sicuri? “Sicurissimi, serve dare certezze ai cittadini secondo lo stato di diritto e la Costituzione”.
L’arrivo di Renzi è trionfante. Strette di mano, selfie e saluti calorosi tra vecchi amici che non si vedono da tanto. Pure gli applausi strappati alla platea dem quando gli interventi si fanno caldi. "Ovvia Matteo, chiacchiera poco e fai qualcosa di bono. Metti mano alle pensioni” è il benvenuto che gli riservano un paio di militanti. Da quando ha virato (nuovamente) a sinistra Renzi si è messo pancia a terra per realizzare l’ultimo ambizioso progetto: essere decisivo, partendo dal centro, con la ribattezzata ‘tenda riformista’. Un canovaccio di forze riformiste-liberali da affiancare alla triade Pd-M5s-Avs. Perché “solo uniti si battono le destre”. Resta solo da capire l’assetto benedetto da Italia Viva: in corsa con sua lista e simbolo? O dentro il pancione (con Azione, +Europa, Sociali e Repubblicani) della ‘lista del presidente’ che Giani ambisce ad allestire? “Sono affezionato al mio simbolo - ammette Renzi -, credo Iv ha aiutato il Paese a cominciare dalla vicenda Draghi. Ma immagino una tenda riformista che vinca singoli egoismi perché le elezioni si vincono coi voti e non coi veti. Nelle Regioni in cui vota a me converrebbe presentare il simbolo, ma non scalpito in questo momento per avere un ‘pezzettino’, un consigliere in più o un assessore in più. Poi se il Giani me li dà meglio così - la battuta dell’ex premier -. Ma ora conta fare un buon governo per battere le destre, e quindi Italia Viva sarà presente nella Lista Giani insieme agli altri”.
Ma poco prima è arrivata la benedizione di Renzi a Giani: “Schlein come leader di governo? Prima c’è da sciogliere le nomine dei candidati governatori. Sono convinto che entro la prossima settimana il Pd metterà un unico nome sul tavolo: quello di Eugenio Giani, forte e vincente. Nelle Marche c’è Matteo Ricci, in Puglia Decaro. La Campania il Pd ha scelto di darla ai 5Stelle, è legittimo che se si va in coalizione un partito possa rivendicare un nome. Poi certo, è evidente che tra De Luca e Fico ci sia una certa differenza. Ma è altrettanto evidente che tutti insieme si vince anche in Campania”. Il governatore uscente non può che gongolare.
Peccato che in mattinata Giuseppe Conte dalla sede romana di via Campo di Marzio non abbia né aperto né chiuso la porta a Giani "Non imponiamo alcuna soluzione - conferma Conte in conferenza stampa -, è in corso una discussione e da parte mia non c’è stato un input per la soluzione. Bisogna riflettere e capire se ci sono le condizioni per portare avanti la candidatura di Eugenio Giani. Questa giunta noi l’abbiamo contrastata, veniamo da 5 anni di opposizione, quindi di fronte allo stesso candidato, entrare in giunta è un sacrificio davvero notevole, bisogna valutare”. Un attendismo che ha lasciato interdetto Matteo Renzi, pronto comunque a un accordo quadro nazionale pur di tenere agganciata Italia Viva al campo largo. Anche a costo di dire sì a Roberto Fico in Campania. «Non ho capito cosa farà il M5s in Toscana - la perplessità di Renzi a L’aria che Tira -. Su Giani sembra un sì, noi con Giani ci siamo stati in giunta, ognuno fa le sue valutazioni. Il punto è che le prossime elezioni regionali si giocano sui candidati migliori per il territorio». Peccato che per i 5Stelle la valutazione parta sempre e solo dai temi, e non dai nomi.
Troppo comodo l’assist per Renzi, sempre abilissimo nelle ‘veroniche’ comunicative, per non rispondere a distanza a Beppe Conte con una battuta: "A noi lezioni di unità del centrosinistra non ce le danno di chi è stato cinque anni all’opposizione. Conte ha parlato di sacrificio. Io alla Saccardi - Stefania, la vice presidente della Regione con delega all’agricoltura, ndr - grandi sacrifici in questi cinque anni non ne ho visti fare nel governare col Pd".
Non resta che chiudere con una chicca alla toscana, l’ennesima di serata sfornata di un Renzi che "mena come un fabbro” - testualmente - per l’imprimatur finale alla candidatura bis: “I’Giani è uno che in Toscana conoscono tutti. Menomale siamo in ritardo con la campagna elettorale - ironizza - Te lo immagini quante cene o esami etilici avrebbe fatto altrimenti? C’è un Comune in cui Giani, non negli ultimi 5 anni, ma negli 5 mesi non sia stato? No, non c’è. Servirebbe a questo punto un comitato a difesa degli elettori per tutte le apparizioni a sorpresa del Giani”.
Bene si son fatte le 23.30, il patto di Reggello tra Renzi e Giani è servito.
La Nazione